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Amleto, di Franco Baldi, presentato all'Istituto Italiano di Cultura di Sydney

Per una volta mi sono seduto nella poltrona della "Cultura". La direttrice Anna Maria Lelli ci aveva segregarti nel suo ufficio nell’attesa che la folla prendesse posizione nella sala dell’Istituto. Nemmeno lei aveva previsto tanto interesse per un libro scritto da un fotografo con poche velleità letterarie.

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Al di fuori di ogni aspettativa c’è stata una grande l’affluenza di pubblico alla lettura/presentazione del mio libro Amleto all’Istituto Italiano di Cultura di Sydney. Contrariamente da chi pronosticava che "quattro gatti" sarebbero stati presenti, la sala era gremita.

Me ne stavo seduto nella poltrona della direttrice, parlottando del più e del meno con Paolo Totaro e Andrea Brini, i miei lettori privati, e l’amico di sempre nonché presidente dell’associazione Emilia Romagna, Bruno Buttini, quando ci ha raggiunti il Console Benedetto Latteri. Ne è seguita una conversazione intensa e interessante. Ognuno di noi aveva una storia da raccontare. È incredibile come queste mie pagine abbiano influenzato persone di ogni ceto e ogni cultura nella ricerca storica di un periodo tanto triste e oscuro. Era come se io e il Console ci conoscessimo da sempre. Lui raccontava ed io ascoltavo, io raccontavo e lui ascoltava. Anche loro erano sfollati da qualche parte in Emilia Romagna, anche lui ricordava quegli anni tragici.

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Dott.ssa Anna Maria Lelli

Poi la dottoressa Lelli ci ha riportati alla realtà: "la folla attende."

Uscendo dall’ufficio per entrare nella sala non vedevo nessuno. Le luci sembravano più forti di quanto avevamo fatto le prove. Gli applausi sembravano scrosci di pioggia.

Poi la dottoressa ci ha presentati: il dott. Basili, Bruno Buttini, Paolo Totaro, Andrea Brini e l’autore, Franco Baldi. Sono stato chiamato in tanti modi, ma autore mai. Credo fosse un complimento.

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Dott. Fernando Basili

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Bruno Buttini

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Paolo Totaro

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Andrea Brini

Il pubblico presente, con religioso silenzio ha seguito le letture di Paolo Totaro e Andrea Brini. Sovente, passaggi del libro venivano accolti da scroscianti applausi. Come previsto, non sono riuscito a leggere parte della mia introduzione. La commozione e l’eccitamento del luogo mi hanno impedito di continuare. Scusandomi con "noi romagnoli siamo passionali" sono stato salutato da un applauso da far tremare i vetri di quella Basilica della Cultura al 45mo piano del Gateway. Posso dire quello che voglio, ma fa tanto piacere sentirsi apprezzato da così folto e preparato pubblico. Dopo la lettura c’è stato l’assalto all’autore... purtroppo me. Tutti volevano la dedica, perfino in dialetto imolese. Tutti volevano sapere ulteriormente.

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Tutti avevano parole buone di ammirazione e di stima. Io ero li, ma non ero li. Ero contento e ho pianto. Ho ripassato la mia vita fino a questo momento in quei sentiti applausi. Ma non erano per me, erano per Amleto, a cui ho prestato la penna per descrivere la sua storia. La mia ammirazione per questo uomo che mi ha dato la vita (mamma ha fatto pure la sua parte) si è ingigantita nell’apprendere con quanta semplicità e amore ha fatto il suo dovere per permettere ad un’Italia che usciva da una guerra sanguinosa e devastante, di ricominciare. Forse anch’io, come mamma Derna avrei preferito crescere con Amleto, il mio papà, ma non sempre possiamo scegliere il nostro destino. Amleto non ha scelto di morire da eroe. È andata così. Avrebbe potuto andare meglio, ma non sta a noi scegliere il copione della nostra vita.

    Avrei tanto voluto un padre che mi accompagnasse e guidasse negli anni della mia formazione, ma per lui il destino ha scelto diversamente.

Sono cresciuto libero, ribelle, e nonostante l’età continuo a criticare il sistema e gli indifferenti. Nel 1917 Antonio Gramsci scriveva: "Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita."

Amleto non poteva stare alla finestra a guardare le rovine della guerra, non poteva permettere che vite umane venissero distrutte da ordigni di morte disseminati dovunque da quelle forze malvagie e perverse che si fronteggiavano nella sua bella pianura Padana.

Amleto sapeva benissimo il rischio a cui andava incontro, ma non ha esitato un istante. Avrebbe comodamente potuto aspettare il 1948, quando finalmente la bonifica delle mine ebbe termine, ma era cosciente che Imola non poteva sopravvivere tre anni senza raccolto, tre anni senza che i contadini potessero piantare il grano. Avrebbe potuto mettersi in coda e tendere la mano alla carità degli Alleati che distribuivano sacchi di patate americane e formaggio giallo senape. Amleto non è rimasto indifferente al richiamo della sua terra, violentata dalla guerra e disseminata di trappole mortali. Non è rimasto indifferente e ha dato la vita per quello che credeva giusto. Grazie Amleto, non avrei mai voluto un altro padre. E non è vero che non ti ho mai conosciuto, tu sei stato sempre con me, dentro di me.

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Andrea Brini, Franco Baldi, Paolo Totaro.

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Cercherò di ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato con la lettura/presentazione del mio libro "Amleto" all'Istituto di Cultura e quelli che ho riconoscito tra il pubblico, chiedendo scusa se dimenticherò qualcuno.

La Dott.ssa Anna Maria Lelli, Bruno Buttini, Paolo Totaro, Andrea Brini, Dott. Fernando Basili, Console Benedetto Latteri, Dott. Carmelo Savoca, Dott. Luciano Ginori, Giovanni Mulè, Alfredo Bouvier, Antonio Palumbo e Luisa Perugini della radio SBS, Luca Ferrari, Franco Paisio, Gianfranco Cresciani, Nino e Gaetana Cali, Ranti e Renzo Dilizio, Concetta e Rocco Perna.

Desidero anche ringraziare persone residenti a Imola che non ho mai incontrato personalmente ma si sono dimostrate gentili e desiderose di collaborare:

Luigi Mongardi per il suo aiuto nel dialetto imolese, Maria Adelaide Martegani del Nuovo Diario, giornale imolese e Patrizia Mazzolani del Servizio Demografico della Città di Imola.

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Intervistato da Luisa Perugini

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Intervistato da Antonio Palumbo

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Le fotografie sono di Ranti Dilizio. Grazie.
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